Se l’attenzione si sta, almeno a parole, focalizzando sempre più sulla multidisciplinarità, la robotica è intrinsecamente multidisciplinare. In fondo con la robotica cerchiamo di fare quello che per secoli abbiamo fatto con l’arte: rappresentare, ritrarre l’uomo, cercare di riprodurlo nella maniera più fedele, migliore possibile, o nella perfezione delle forme o in una distorsione delle stesse finalizzata al tentativo di rappresentarne l’invisibile, cioè le emozioni e il pensiero.
Pensiero, ecco un primo salto: dalla robotica all ’AI. AI: tentare di riprodurre l’attività della mente umana, la sua logica cognitiva.
C’è poi un altro passo: la percezione sensoriale e non più solo l’uso come articolazione delle mani. Vi è mai capitato di trovarvi di fronte a un pezzo di marmo? Nulla è di fatto più freddo del marmo, anche pensare di camminare scalzi su un pavimento di marmo fa percepire qualche brivido lungo la schiena. Vi è mai capitato però di trovarvi di fronte al Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini? Sentite freddo o sentite il calore del respiro della pelle di quei corpi?
Il tatto ci consente di conoscere, di capire, non ci fa soltanto emozionare, ci fa “esperire”, quindi conoscere, ci educa a comprendere il mondo attorno a noi. Siamo quel che siamo perché abbiamo le mani.
Ma torniamo alla robotica ed all’ AI.
Quanto è importante per un chirurgo percepire la consistenza materiale della massa fisica su cui sta intervenendo? E a questo punto facciamo un secondo salto: IAT (InterAction Technology) nuovo acronimo coniato dal prof. Bruno Siciliano e dal prof. Antonio Bicchi, dove I ed A sono maiuscole perché è nella relazione tra mani e pensiero che si esprime la genialità umana.
Premesso tutto questo è immediato visualizzare come la robotica, intendendo per brevità nel resto dell’articolo con questo termine anche AI e IAT, sia strettamente connessa a meccanica, automatica, bioingegneria, informatica allo stesso modo in cui è connessa con biologia e neuroscienze. Ciò detto: qual è il nesso tra Italia e Arte, pensando più alla sua storia, obiettivamente parlando, che non all’attualità? Qual è il nesso tra Italia e Robotica, pensando ad oggi?
Esattamente lo stesso: primato ed eccellenza!
Primato ed eccellenza che non possiamo permetterci di perdere, non solo come Italia per sé, ma come Italia in Europa, ancor più alla luce dei recenti accadimenti, dalla pandemia alle guerre che stanno destabilizzando i vari equilibri geopolitici che evidentemente ritenevamo più solidi di quanto non si stiano rivelando in realtà.
Ah, ho dimenticato: le emozioni?
Questo salto ancora non lo abbiamo fatto, ma prima di passare dall’IAT ad una IAET (InterActiveEmotional Technology), una terminologia che non credo esista e sto creando io in questo momento sulla scia dell’ IAT, e pensare come istruire un robot ad amare, sarà bene riappropiarci della capacità come essere umani di emozionarci, di piangere di fronte a immagini di guerra e strazi a cui oramai sembra abbiamo fatto il callo.
La tecnologia è un mezzo, ma dal centro stiamo bene attenti a non spostare mai l’uomo.